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Aníbal Troilo fu uno degli esponenti di spicco della cosiddetta “Epoca de Oro del Tango”, che lui stesso contribuì ad avviare agli inizi degli anni 40. Il merito che globalmente si riconosce a Pichuco è quello di essere stato il creatore di uno stile bandoneonistico completo, il più “duende” e sensibile tra tutte le epoche. Di sicuro l’assimilazione stilistica di alcuni elementi dai tre più grandi bandoneonisti a lui antecedenti fu essenziale al raggiungimento di tale perfezione. Infatti Pichuco incorporò la qualità del suono di Pedro Maffia, la forza esecutiva di Pedro Laurenz ed il fraseggio di Ciriaco Ortíz per creare uno stile tutto proprio per temperamento e forma.

Il modo di dirigere, i suoi assoli fraseggiati in molte delle interpretazioni a noi  giunte rappresentano appieno la sua personalità, il cui influsso si manifestò con forza nella formazione stilistica di molti suoi allievi (Astor Piazzolla, Leopoldo Federico e molti altri), che ne ereditarono perfino l’atteggiamento fisico nell’esecuzione.
Il dominio spirituale, la ricchezza emotiva che vibra in egual misura nelle esecuzioni dinamiche e melodiche, l’istinto ritmico, il buon gusto delle idee, la semplicità dell’armonizzazione, la brillantezza di un suono inconfondibile e la geniale maniera di trattare le frasi musicali nella loro divisione ritmica sono solo alcuni degli aspetti che hanno contribuito a definire Aníbal Troilo “El Bandoneón Mayor de Buenos Aires”. Non bisogna dimenticarsi che Pichuco fu autodidatta, per cui, tutto il suo complesso stile musicale nacque in seno alla sua intima personalità, alimentato da una sensibilità naturale. A questo si unisce l’inconscio fascino che la figura di Troilo ha sempre esercitato nella mente della gente, pronta a riconoscerne le qualità di dolcezza e mistero, un magnetismo popolare che deriva anche dalle sue “forme abbondanti” e da quel “faccione” tenero.

Stilisticamente allevato in seno alla sensibilità rinnovatrice della “guardia nueva” guidata da Julio De Caro, Pichuco fu affiancato da due grandi interpreti di questa corrente esecutiva del tango: Osvaldo Pugliese e Elvino Vardaro. Dal 1930, con l’aggiunta di Alfredo Gobbi, Troilo partecipò alla genesi della generazione d’oro del “Cuarenta”.
Leader e idolo indiscusso dei giovani di quella generazione, Troilo contribuì ad arricchire e successivamente a divulgare il repertorio musicale del tango, formando e promuovendo al tempo stesso una serie di musicisti, i quali, scrissero anch’essi brani che divennero celebri (Argentino Galván, Emilio Balcarce, Ismael Spitalnik). Non va dimenticato che Aníbal Troilo fu decisivo per la formazione e concezione delle idee rivoluzionarie sul tango portate avanti da Astor Piazzolla e dalla generazione del 1955.

Da un punto di vista storico, Troilo introdusse con la sua orchestra alcune innovazioni nel mondo del tango. Infatti, per la prima volta il cantante interpreta il brano nella sua interezza; con Pichuco la voce assurge a strumento musicale al pari degli altri componenti dell’orchestra e non si limita all’estribillo, ossia al ritornello. Se Francisco Fiorentino è stato il cantante più rappresentativo nei primi anni di vita artistica di Troilo, sicuramente Orlando Goñi va ricordato per il suo contributo tecnico-stilistico al pianoforte. Fu Goñi che portò nell’orchestra di Troilo una linea esecutiva caratterizzata da un marcato con una doppia articolazione, ritmica nella percussione armonica e legata nei bassi.

Orquesta Típica Aníbal Troilo con Francisco Fiorentino – Yo soy el Tango (1941)

Altre caratteristiche dell’orchestra riguardano ampie linee di fraseggio tra tutti gli strumenti, assoli di bandoneón pausati, violini che suonano nel registro grave con la fila dei bandoneónes che ottavano nel registro acuto (pratica conosciuta come flautita), dunque contrastandosi nell’assumere ruoli differenti durante l’esecuzione.

Nella persona di Troilo si combinarono le doti di direttore dalla conduzione armoniosa a quelle di bandoneonista dallo stile genuino con una naturalezza per il “rubato”, ossia quell’alterazione del rapporto tra le note scritte e quelle suonate che consiste in un’esecuzione non metronomica nella quale ogni ritenuto o rallentando viene subito compensato da un accelerando o viceversa, in modo da accrescere l’espressività ma mantenendo nel complesso il tempo ritmico delle battute.

All’interno di una evoluzione personale che stava dando sempre maggiore importanza alla ricchezza di arrangiamento e mostrando una preferenza per la progressiva preferenza di tempi più gravi e lenti, furono pilastri del suo lavoro la scelta del repertorio, la fantasia esecutiva nel rendere ciascuna opera sempre diversa nell’approccio, la maturità e duttilità interpretativa e la qualità del suono.

Prevalentemente vocate ad una linea interpretativa melodica e romantica, le orchestre dirette da Troilo furono comunque in grado di eseguire con la stessa sensibilità sia pezzi cantati, che strumentali. In effetti, la tecnica e le scelte compositive di Troilo per i brani cantati mostrano fin dalle sue prime opere una marcata preferenza per alcune forme di tango dal contenuto melodico. Radicato nel temperamento musicale creato nel “tango canción” da Enrique Delfino e Juan Carlos Cobián, Pichuco condivise tale sensibilità con Joaquín Mora, Lucio Demare, Sebastián Piana, Antonio Rodio, Charlo, lo stesso Gardel, l’Osvaldo Pugliese de “El encopao” e de “Igual que una sombra”, e con tutta una nutrita schiera di persone fautrici della rinascita del 40, compresi parolieri come Enrique Cadícamo, José María Contursi e Homero Expósito.

All’interno del suo repertorio di brani cantati, il più rappresentativo della sua opera, ebbe un’importanza trascendente la formazione realizzata in piena unione di intenti e presupposti estetici con Homero Manzi: “Barrio de tango”, “Sur”, “Descepolín” e “Che, Bandoneón” sono alcuni tra i brani più rappresentativi nati da questa collaborazione artistica.

Orquesta Típica Aníbal Troilo con Edmundo Rivero – Sur (1948)

Alla scomparsa del poeta santiagueño, l’alleanza stilistica si rinnova con Cátulo Castillo, specialmente in brani come “La última curda”, “A Homero” e “El último farol”, tutte composizioni che posero Troilo in primissima linea nell’ambito dei compositori. Tra le opere orchestrali di Pichuco risultano brani caratteristici per inquadrarne lo stile “Onda brava”, “Tres y dos”, “A Pedro Mafia”, “A la Guardia Nueva”, “Milonguero triste” (tutti spiccatamente classicisti), “Contrabajeando” (in collaborazione con Astor Piazzolla) e “Responso”, quest’ultimo in linea con uno sviluppo musicale dal contenuto rinnovatore tipico degli anni 50.

Orquesta Típica Aníbal Troilo con Roberto Goyeneche – La última curda (1963)

Fonti consultate

  1. TodoTango
  2. Hagase la musica
  3. El Ortiba
  4. Metodo de Tango